La storia dei baci di Sanremo, i biscotti pi contesi
Il bacio: uno dei contatti più immediati tra due esseri umani. Si bacia per cortesia o affetto qualcuno, un bacio sulla mano di una donna come si usava una volta oppure sulle guance, in modo più o meno formale; quello più potente di tutti resta però il bacio d’amore.
“Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento” cantava Fabrizio De André nella sua Amore che vieni, amore che vai. Non è strano, allora, che la cucina abbia trovato il modo di celebrare un gesto del genere con una ricetta d’eccezione: proprio nella Riviera Ligure, che a febbraio di ogni anno ospita il Festival di Sanremo, i biscotti chiamati baci regnano sovrani in ogni pasticceria e forno. Ormai sono famosi ovunque –per chi non lo sapesse, si tratta di dolcetti in cui due gusci di cacao e nocciole racchiudono una crema al cioccolato davvero irresistibile. La loro forma ricorda, appunto, un bacio.
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Questi dolci sarebbero stati creati ad Alassio attorno al 1919, da Pasquale Balzola e da suo figlio Rinaldo che li brevettano e in poco tempo raggiungono un grandissimo successo nella zona e non solo, tant’è che oggi ogni cittadina della Riviera vanta i suoi personali baci di cui rivendica l’originalità, baci di Sanremo compresi. In realtà, come spesso accade nel mondo della gastronomia, poco più a nord della Liguria si trovano dolci altrettanto buoni e simili nella preparazione, oltre che nell’aspetto: i baci di dama piemontesi si distinguono da quelli liguri per l’impasto senza il cacao, ma la sostanza è pressoché la stessa e l’effetto “bacio” pure. Storia vuole che i baci di dama siano nati nel 1852 a Torino, nelle cucine di Casa Savoia - Vittorio Emanuele II aveva voglia di dolci e i cuochi scatenano la loro fantasia, creandone uno nuovo. Un’altra versione, più attendibile, immagina la loro nascita a Tortona o Novi Ligure grazie al pasticcere Augusto Manelli. Resta il fatto che varianti del bacio si trovano a Cuneo, dove la guarnizione è una confettura di mele e lamponi, nel torinese e persino in Calabria, a Lamezia Terme.
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I baci di dama sono solo un esempio delle rivalità tra città, regioni o territori vicini quando si parla di cucina o ci si mette ai fornelli; l’Italia in questo non fa eccezione, anzi si discute animatamente di piatti e ricette tanto sui social media quanto al ristorante. Le preparazioni contese sono davvero tantissime, a partire anche da qualcosa di semplice come il pane: non tutti conoscono l’eterna sfida tra i fornai di Altamura, in provincia di Bari, e quelli della vicina Matera su quale delle due città panifichi meglio, eppure tanto in Puglia quanto in Basilicata è un hot topic di tutto rispetto. In Emilia Romagna, la storica rivalità tra Modena e Bologna passa anche attraverso i tortellini, mentre la farinata di ceci vede contrapposte ancora la Liguria alla Toscana, dove viene chiamata cecina o, nel livornese, semplicemente torta. Si dice addirittura che piatti francesi come le crepes, le omelettes e il canard à l’orange siano arrivati Oltralpe nel Cinquecento, grazie a Caterina de’ Medici che veniva da Firenze: sarà vero? Qualunque sia la verità della faccenda, non si può che perdonare tutto in nome della buona cucina, indipendentemente dalla sua origine.
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