Scalamandre, il brand di carte da parati preferito dai Kennedy

Publish date: 2024-05-19

Nonostante le sue radici italiane, la storia di Scalamandré è tessuta a stelle e strisce. Fondata nella casa di una coppia di immigrati italiani, l'azienda di carta da parati acquisì rapidamente fama internazionale diventando un'icona nella produzione tessile degli Stati Uniti nel corso dell'ultimo secolo.

Tutto ebbe inizio con Franco Scalamandré, emigrato italiano giunto in America nel 1923 per sfuggire al regime fascista. Dotato di competenze ingegneristiche, fu inizialmente impiegato presso la Westinghouse, azienda da cui si allontanò presto per coltivare la propria vera passione e diventare insegnante presso la Scuola di Design d'Interni Sealy. Fu lì che iniziò un sodalizio destinato a plasmare il destino di Scalamandré.

Importando tessuti e arredi italiani, Franco e la signora Sealy misero le fondamenta per la creazione di una casa tessile negli Stati Uniti. Con Patterson, New Jersey, come fulcro della produzione tessile, Scalamandré realizzò i suoi primi tessuti con un solo tessitore e un unico telaio. Nel 1929, acquistò un mulino di mattoni a Long Island City, consacrandosi uno dei principali produttori di tessuti americani. In un periodo segnato dalla Grande Depressione, il nome Scalamandré si diffuse rapidamente grazie alla reputazione di tessuti pregiati.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Scalamandré, come molte aziende americane, adattò la sua produzione alle esigenze belliche, contribuendo con l'80% della sua produzione a supportare gli sforzi di guerra: seta per paracadute, reti mimetiche e passamanerie per uniformi. Dopo la guerra, i figli di Franco, Adriana e Gino, portarono l'azienda verso progetti di lusso e riproduzioni storiche. Le loro realizzazioni ornarono le grandi ville di Newport, la Casa Bianca di Kennedy e il maestoso Hearst Castle. La famiglia Scalamandré rimase al timone dell'azienda, con Adriana sposata con Edwin Bitter, che contribuì alle vendite e al marketing.

Un capitolo particolare nella storia di Scalamandré si aprì nel 1945, intrecciando la propria storia con l'eleganza e la stravaganza italiana a New York. Gino Circiello, Guy Avventuriero ed Emilio Torre aprirono il ristorante italiano Gino of Capri sulla Lexington Avenue. Circiello si rivolse a Valentino Crescenzi per progettare un'opera d'arte per le pareti del locale, risultando in un capolavoro di trecentoquattordici zebre saltellanti su uno sfondo rosso. Circiello, spiegando la scelta, dichiarò al The New York Times: "L'ho scelto perché amo cacciare. Ed è qualcosa che la gente ricorderà." E così fu: le zebre divennero il marchio distintivo del ristorante e un simbolo tra il jet set newyorkese del tempo.

Tuttavia, nel 1973, un incendio distrusse Gino's, portando via l'iconico motivo delle zebre. Circiello, determinato a mantenere viva l'essenza del suo ristorante, si rivolse a Flora Scalamandré, moglie di Franco, che ridisegnò le zebre, aggiungendo involontariamente un dettaglio: una zampa omessa dal posteriore della zebra più piccola. Grazie a questo particolare, le zebre si trasformarono presto in un simbolo del marchio americano, tanto da sopravvivere fino ai nostri giorni.

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Nota semplicemente come "Zebras", l'iconica carta da parati ha infatti continuato a guadagnare successi, apparendo sul grande schermo in film come "Mighty Aphrodite" di Woody Allen nel 1995 e "The Royal Tenenbaums" di Wes Anderson nel 2001. La loro popolarità si diffuse globalmente, arricchendo gli interni di case prestigiose e diventando un'icona senza tempo.

La chiusura di Gino's nel 2010 segnò la fine di un'era. Tuttavia, le Zebras, con la loro eleganza intramontabile, continuarono a galoppare attraverso il tempo, portando con sé il ricordo di un luogo dove Frank Sinatra, Ed Sullivan e Barbra Streisand sedevano accanto agli abitanti di New York, accomunati dall'amore per il classico e l'autentico. Con la loro impronta indelebile, le Zebras di Scalamandré persistono, un simbolo duraturo di creatività che continua a catturare l'immaginazione di ogni generazione.

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